È un nemico subdolo di cui è difficile accorgersi perché agisce
silenziosamente ed esce allo scoperto solo quando ha già fatto guai
seri. Per questo, è meglio prevenire il pericolo adottando le opportune
cautele e monitorando periodicamente la situazione per una diagnosi il più precoce
possibile.
Stiamo parlando della Clamidia, infezione a trasmissione sessuale fra le più diffuse
nelle ragazze e le giovani donne: negli ultimi anni è aumentata addirittura
da 6 a 10 volte nei Paesi del mondo ad alto reddito. Le cause? Soprattutto
la precoce età del primo rapporto sessuale, lo scarso o non corretto
utilizzo del profilattico, l’elevato numero di partner, la carenza di
informazione e di cure mediche.
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La Chlamydia trachomatis è un batterio endocellulare (che, cioè,
si nasconde all’interno della cellula) in grado di aggredire con estrema
virulenza le mucose di entrambi i sessi, anche se la malattia è quasi
6 volte più frequente nelle donne rispetto agli uomini”, spiega
Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia
medica, centro San Raffaele Resnati di Milano. “Nella donna l’infezione
da Clamidia (che può comparire assieme a un’altra malattia sessuale,
la gonorrea) passa dalla vagina all’utero, sino ad allargarsi all’intero
apparato genitale, arrivando a provocare un’infiammazione all’endometrio
e, soprattutto, alle tube (salpingite); proprio quest’ultimo problema,
se trascurato, può portare alla cosiddetta malattia infiammatoria pelvica
(Pid), con il rischio di infertilità”.
Il contagio, esclusivamente a trasmissione sessuale, almeno all’inizio
può anche non dare nessun sintomo, per settimane o addirittura mesi;
tanto che, spesso, il problema può sfuggire non solo all’interessata
ma, anche, allo stesso ginecologo. Solo nel 25 per cento dei casi possono comparire
sintomi vaghi quali perdite di muco misto a pus, dolori addominali, talvolta
anche un po’ di febbre; più raramente sanguinamento vaginale dopo
un rapporto, o bruciore urinario. Nell’uomo la Clamidia si può,
in genere, manifestare con disturbi urinari, secrezioni dall’uretra,
dolori nella zona ano-genitale, febbre.
La malattia si può scoprire grazie a un tampone endocervicale specifico
e/o la ricerca nel sangue degli anticorpi antichlamydia. Anche per l’uomo
c’è un test specifico, oltre all’eventuale esame colturale
del secreto prostatico.
E le cure? “In genere viene prescritto a entrambi i partner un ciclo
di antibiotici”, spiega ancora la professoressa Graziottin, “in
particolare tetracicline ed enoxacina, da prendere per circa 15 giorni. Per
lo stesso periodo occorrerà astenersi dai rapporti sessuali. A distanza
di un mese, è bene ripetere il tampone”.
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Una diagnosi il più possibile precoce, con una adeguata cura antibiotica”,
conclude la professoressa Graziottin, “consente, per fortuna, di sconfiggere
il germe e prevenire le complicanze. Anche se occorre continuare a fare attenzione,
perché in questa malattia non sono, poi, infrequenti le ricadute. Per
non incorrere nella Clamidia, l’arma più efficace è sempre
quella della prevenzione. Occorre convincere le adolescenti a non vergognarsi
di chiedere al partner di usare il profilattico (sin dall’inizio del
rapporto) e a effettuare una volta l’anno un tampone cervicale per la
ricerca della Clamidia, sin da quando cominciano l’attività sessuale,
anche in assoluta mancanza di disturbi”.
Attenzione in caso di gravidanza
Il batterio Clamidia può essere trasmesso dalla madre al suo bambino
nel corso del parto, tramite il contatto con la secrezione cervicale. Nel neonato
la Clamidia si può manifestare sotto forma di congiuntivite, o con polmonite
subacuta o ancora, infezioni nel cavo faringeo, oppure nella zona genitale
o rettale. Per prevenire questo contagio neonatale, la futura mamma, anche
in assenza di sintomi, dovrà eseguire un tampone cervicale nel terzo
trimestre della gravidanza ed eventualmente sottoporsi a una cura antibiotica
specifica per le gestanti.
Paola Tiscornia